Storico e scrittore politico
italiano. Laureatosi a Firenze, si dedicò alle ricerche storiche
ottenendo, in virtù di esse, la cattedra di Storia moderna
all'università di Messina (dal 1901), di Pisa (dal 1910) e di Firenze
(dal 1916). Le sue prime opere di storiografia medioevale, con cui venne
inaugurato l'indirizzo poi definito da B. Croce
“economico-giuridico”, vennero ispirate da una fede rigorosamente
laicista e dalle influenze che su quest'ultima esercitarono sia lo Scientismo
positivistico sia il Marxismo di A. Labriola. Tra esse si ricordano: la tesi di
laurea
La dignità cavalleresca nel comune di Firenze (1896); il
saggio
Magnati e popolani in Firenze dal 1280 al 1295 (1899), premiato
dall'Accademia dei Lincei; diversi saggi, riuniti sotto il titolo di
Studi
storici (1901), all'interno dei quali si distinse soprattutto
Un comune
rurale nel secolo XIII, un'accurata analisi dell'antinomia fra città
e campagna. Nel successivo volumetto
I partiti politici milanesi nel secolo
XIX (pubblicato nel 1899 con il titolo di
Rerum scriptor),
S.
scelse di approfondire problemi di natura politica e di storia contemporanea,
privilegiando in particolare il ruolo dei moderati e dei democratici prima e
dopo il 1848; evidente in quest'opera è l'impostazione
storico-materialistica, non disgiunta peraltro dall'influsso del Positivismo di
C. Cattaneo, di chiara derivazione illuministica. Di poco posteriori furono gli
scritti risorgimentali incentrati sulla figura di Mazzini (
Il pensiero
religioso politico sociale di Giuseppe Mazzini, 1905;
La formazione del
pensiero mazziniano, 1910) e
La rivoluzione francese
(
1788-1792), in cui fornì un'approfondita sintesi
storico-sociale del fenomeno rivoluzionario, individuandone le reali cause nei
conflitti di classe. Orientatosi ormai chiaramente verso la politica,
S.
si dedicò all'approfondimento dei nessi fra Socialismo (giovanissimo si
era iscritto al Partito Socialista Italiano) e questione meridionale, a suo
parere due facce diverse della medesima medaglia. Da qui prese le mosse per
un'aspra critica contro il “ministerialismo” socialista, il
“gradualismo” bonomiano e i limiti corporativi della Confederazione
Generale del Lavoro e del movimento cooperativo. Bersaglio privilegiato
dell'instancabile polemica di
S. furono tuttavia Giolitti, lapidariamente
definito nel titolo di un'opera a lui dedicata
Il ministro della mala
vita (1910), e la politica del suo Governo, che si caratterizzò per
la tendenza al protezionismo operaio settentrionale a discapito del mondo rurale
e meridionale, ben più bisognoso di assistenza. La produzione
meridionalistica di
S., assai copiosa, venne sistemata e riordinata dal
medesimo autore nel volume
Scritti sulla questione meridionale
(
1896-1955), pubblicato nel 1955; meritevole di una citazione a parte
è l'opera
Tendenze vecchie e necessità nuove del movimento
operaio italiano (1922). Nel 1910 si trasferì a Pisa e fondò,
insieme ad A. de Viti de Marco, il settimanale “L'Unità”, che
divenne presto un valido strumento per diffondere, soprattutto fra le giovani
generazioni di intellettuali, la conoscenza dei problemi concreti del Paese.
Durante la guerra in Libia (1911) si dichiarò favorevole all'intervento;
partecipò come volontario e sostenne una convinta campagna filoslava in
relazione al problema dell'Adriatico. Frutto delle riflessioni di questi anni
furono: l'articolo
La Triplice Alleanza e gl'interessi politici
dell'Italia (pubblicato nel 1900 dalla “Critica sociale”); gli
articoli su
La Triplice Alleanza (pubblicati nel 1916-17 dalla
“Rivista delle Nazioni latine”); il saggio
La politica estera di
Francesco Crispi (1920);
La politica estera dell'Italia dal 1871 al
1915 (1921-24);
Dal patto di Londra alla pace di Roma (1925),
pubblicata da P. Gobetti. Con l'avvento del Fascismo,
S. si oppose
tenacemente al regime, impegnato nell'organizzazione del Circolo di cultura
fiorentino e nella diffusione di
Non mollare! (1925), il primo bollettino
antifascista stampato clandestinamente in Italia. Arrestato e processato, scelse
di abbandonare l'Italia perdendo, nel contempo, la cattedra universitaria e la
cittadinanza italiana. Rifugiatosi dapprima in Francia e in Inghilterra, nel
1932 si stabilì negli Stati Uniti, dove continuò la sua
attività di docente (nel 1934 gli venne affidato il corso di Storia della
civiltà italiana ad Harvard) e di pubblicista. Tra le opere di questo
periodo si segnalano:
La dittatura fascista in Italia (1927);
Il
terrore fascista,
1922-1926 (1928);
Mussolini diplomatico
(1932);
Sotto la scure del fascismo (1936);
La storia dell'Italia
(1943), scritto in collaborazione con G. La Piana;
Preludio alla seconda
guerra mondiale (1949). Benché all'estero, mantenne i suoi
collegamenti con la diaspora dell'antifascismo italiano, come attestano le sue
Memorie di un fuoriuscito (pubblicate postume nel 1960). Rientrato in
patria nel 1947, riottenne la cattedra universitaria. Nel 1955
S.
conseguì il premio internazionale Feltrinelli per la storia. Tra il 1966
e il 1978 le sue opere furono raccolte e pubblicate in volumi suddivisi per
tematiche (Molfetta, Bari 1873 - Sorrento, Napoli 1957).
Gaetano Salvemini
"Ricordo di Salvemini" di Marcello Staglieno